
A’ TILA
di ZENONE LAVAGNA
A’Tila, termine usato dai belpassesi per indicare il Telo della Crocifissione di Cristo, è uno dei simboli emblematici per eccellenza della Pasqua a Belpasso: viene "appesa" la sera del Venerdì Santo fino alla sera del Sabato Santo, quando "cadrà" per rappresentare la Resurrezione del Cristo
La tradizione della Tela risale alla seconda metà dell’ Ottocento ed è un’usanza che ritoviamo in tutte le Parrocchie Belpassesi, dalla Chiesa Santa Maria della Guardia nel quartiere Borrello alla Chiesa di Sant’Antonio dell’omonimo quartiere, passando per La Chiesa dell’Immacolata nel quartiere Matrice.
Qui troviamo A’Tila più famosa e importante del paese, in quanto opera certa dell’artista di origini biancavillesi, Zenone Lavagna. Questa opera fu realizzata a Belpasso in casa dello zio del Lavagna, il canonico Di Stefano, che abitava proprio nel quartiere Matrice, nel 1896 come è riportato sul retro della Tela in un’epigrafe scritta dal nipote dell’artista.
Di grandi dimensioni (15 m per 10 m), è conservata nella chiesa madre di Belpasso, dove viene esposta durante la settimana che precede la Pasqua.
Il tema dipinto è quello della Crocifissione, offerto qui da una particolare angolatura; la Croce non è rappresentata al centro della scena, come solito nei dipinti sacri, ma spostata a destra. A sinistrainvece sono raffigurate le figure della Vergine addolorata e di San Giovanni Evangelista.
La scelta dell’artista fu quella di rappresentare il tragico momento della Crocifissione come in una sequenza cinematografica, quasi a rendere lo spettatore protagonista, tanto che la posizione
trasversale del Crocifisso e la scena rappresentata in primo piano, rendono lo spazio quasi reale.
Nello sfondo è raffigurata Gerusalemme con il Tempio collocato a strapiombo, espediente questo, utilizzato per dare profondità e portare le figure principali in primo piano.
Zenone Lavagna crea due blocchi in primo piano e dei raggruppamenti minori appena accennati collocati sotto la sommità del Calvario.
A sinistra troviamo la Madonna Addolorata con le braccia tese, quasi a voler abbracciare il Figlio,
inginocchiata, con il manto che ricopre parte del suolo evidenziando come il suo corpo sia proteso verso la Croce. Il volto è espressione di dolore puro, il dolore di una mardre immobile difronte alla morte del figlio.
Accanto alla Vergine, a sorreggere il suo pianto, troviamo una figura del quale non siamo certi dell’identità. L’aspetto androgino fa pensare a San Giovanni Evangelista, come la tradizione dei
Vangeli narra, o Maria di Cleofa.
Il blocco di figure sulla destra mostra Maria Maddalena ai piedi della Croce, impietrita dal dolore, che si adagia ai piedi del Cristo in un’invocazione di perdono. Poggia il viso sui piedi di Cristo e sembra essere un tutt’uno con la Croce.
Il Cristo ci viene mostrato morto, reclinato in avanti, le braccia inchiodate al patibolo, attorniato da un cielo di inizio primavera, buio e velato da nuvole, tipico dello scenario belpassese nel periodo della Quaresima.
La tela, come testimonia l'epigrafe, scritta dal nipote, Giuseppe Lavagna, è rimasta incompiuta, con lacune di colore, colpi di pennello veloci e parti non finite o appena abbozzate.
di ZENONE LAVAGNA
A’Tila, termine usato dai belpassesi per indicare il Telo della Crocifissione di Cristo, è uno dei simboli emblematici per eccellenza della Pasqua a Belpasso: viene "appesa" la sera del Venerdì Santo fino alla sera del Sabato Santo, quando "cadrà" per rappresentare la Resurrezione del Cristo
La tradizione della Tela risale alla seconda metà dell’ Ottocento ed è un’usanza che ritoviamo in tutte le Parrocchie Belpassesi, dalla Chiesa Santa Maria della Guardia nel quartiere Borrello alla Chiesa di Sant’Antonio dell’omonimo quartiere, passando per La Chiesa dell’Immacolata nel quartiere Matrice.
Qui troviamo A’Tila più famosa e importante del paese, in quanto opera certa dell’artista di origini biancavillesi, Zenone Lavagna. Questa opera fu realizzata a Belpasso in casa dello zio del Lavagna, il canonico Di Stefano, che abitava proprio nel quartiere Matrice, nel 1896 come è riportato sul retro della Tela in un’epigrafe scritta dal nipote dell’artista.
Di grandi dimensioni (15 m per 10 m), è conservata nella chiesa madre di Belpasso, dove viene esposta durante la settimana che precede la Pasqua.
Il tema dipinto è quello della Crocifissione, offerto qui da una particolare angolatura; la Croce non è rappresentata al centro della scena, come solito nei dipinti sacri, ma spostata a destra. A sinistrainvece sono raffigurate le figure della Vergine addolorata e di San Giovanni Evangelista.
La scelta dell’artista fu quella di rappresentare il tragico momento della Crocifissione come in una sequenza cinematografica, quasi a rendere lo spettatore protagonista, tanto che la posizione
trasversale del Crocifisso e la scena rappresentata in primo piano, rendono lo spazio quasi reale.
Nello sfondo è raffigurata Gerusalemme con il Tempio collocato a strapiombo, espediente questo, utilizzato per dare profondità e portare le figure principali in primo piano.
Zenone Lavagna crea due blocchi in primo piano e dei raggruppamenti minori appena accennati collocati sotto la sommità del Calvario.
A sinistra troviamo la Madonna Addolorata con le braccia tese, quasi a voler abbracciare il Figlio,
inginocchiata, con il manto che ricopre parte del suolo evidenziando come il suo corpo sia proteso verso la Croce. Il volto è espressione di dolore puro, il dolore di una mardre immobile difronte alla morte del figlio.
Accanto alla Vergine, a sorreggere il suo pianto, troviamo una figura del quale non siamo certi dell’identità. L’aspetto androgino fa pensare a San Giovanni Evangelista, come la tradizione dei
Vangeli narra, o Maria di Cleofa.
Il blocco di figure sulla destra mostra Maria Maddalena ai piedi della Croce, impietrita dal dolore, che si adagia ai piedi del Cristo in un’invocazione di perdono. Poggia il viso sui piedi di Cristo e sembra essere un tutt’uno con la Croce.
Il Cristo ci viene mostrato morto, reclinato in avanti, le braccia inchiodate al patibolo, attorniato da un cielo di inizio primavera, buio e velato da nuvole, tipico dello scenario belpassese nel periodo della Quaresima.
La tela, come testimonia l'epigrafe, scritta dal nipote, Giuseppe Lavagna, è rimasta incompiuta, con lacune di colore, colpi di pennello veloci e parti non finite o appena abbozzate.