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Cenni storici

Malpasso fu menzionata per la prima volta in una carta del1305 attualmente conservata agli Archivi Vaticani in cui è scritto: “Santa Maria del Passo in territorio di Paternò nelle vicinanze di Valcorrente”. Inizialmente il toponimo era dovuto alle caratteristiche della zona, infatti “Passu”designava una zona in cui vi era un frequente passaggio, mentre il prefisso “Malu”, che venne successivamente aggiunto, indicava o la caratteristica negativa del luogo pericoloso e disagevole (da “Malus”) o, probabilmente, la presenza di alberi di mele (da “Malum”). Nel 1456 don Guglielmo Raimondo Moncada, conte di Adernò, acquista dal re di Napoli Alfonso d'Aragona lo «Stato di Paternò e Malpasso» affidandolo al suo discendente, nonché futuro «Principe dello Stato di Paternò e Malpasso» Francesco Moncada. Il territorio apparteneva ai ricchi feudatari di Paternò e fino alla prima metà del XVI secolo era occupato da piccole case sparse, in parte distrutte nel 1537 da un'eruzione lavica. Malpasso divenne indipendente da Paternò solo ne 1636 con un atto di ufficiale scissione delle due città etnee firmato da Guglielmo Moncada Duca di Montalto.

Il nuovo insediamento era ubicato a sud-ovest di Mompileri ed il territorio comprendeva le terre di Camporotondo, Guardia (l'attuale Borrello) e Nicolosi; era composto da piccoli agglomerati situati attorno il monte Pileri maanch'essi furono distrutti a causa dell'eruzione lavica del 1669. La popolazione si disperse per insediarsi a Catania, S.Maria di Licodia, Paternò, Agrigento. Alcuni sopravvissuti fondarono il quartiere di Stella Aragona (l'attuale Borrello) nella zona de « la Guardia » con centotrenta case ed una chiesa; altri malpassoti scampati alla catastrofe si insediarono nei pressi di Valcorrente delimitando il regolare tracciato a scacchiera della nuova Fenicia Moncada. Nel 1687 un atto pubblico sanciva i rapporti politici tra Stella Aragona e Fenicia Moncada .

Nel 1693 l'insalubre sito di Fenicia Moncada fu gravemente danneggiato dal terremoto:due terzi dell'edificato fu raso al suolo mentre la restante parte fu danneggiata ma considerata riparabile dal sovrintendente ai danni, capo dei maestri muratori di Fenicia Moncada .

La nuova Belpasso fu ricostruita per iniziativa del principe di Campofranco, amministratore del duca di Montalto, e di altre emblematiche personalità della classe nobiliare locale: il Duca di Montalto si impegnò affinché l'edificazione avvenisse in tempi brevi, probabilmente per motivi economici legati alle successive rendite e per motivi sociali legati all'imminente pericolo di abbandono del sito da parte della popolazione.

Offrendo dei prestiti a chi volesse costruire una casa il duca rese più facile l'erezione della nuova Belpasso e ne assicurò una protezione dalle eventuali colate laviche ubicandola in linea coi monti Sona e San Leo e garantendovi, inoltre, delle buone condizioni di soleggiamento e ventilazione .

Il sito si trova a circa otto km a nord-est di Fenicia Moncada e a due km a sud-ovest di Stella Aragona, nella località di San Nicola . Il disegno della regolare maglia a scacchiera secondo la tradizione fu realizzato da Giovanni Bellia, vassallo dei Moncada ed amministratore delle terre di Paternò e Malpasso. La maglia regolare conferisce un' adeguata ventilazione a tutte la strade ed è composta da “Rette” (strade in direzione nord-sud) e da “Traverse” (strade in direzione est-ovest) che delimitano isolati quadrati.

Originariamente Belpasso constava di un rettangolo di 8 × 9 isolati dominati al centro da una piazza di forma circolare destinata alle funzioni civiche più importanti e denominata “Piazza Umberto I”. Durante le prime espansioni le Rette si proiettarono in direzione sud, in modo da sfruttare la disponibilità degli orti, quindi delle risorse utili. Dalle cartografie più attuali non è difficile leggere il processo di espansione della città: l'antichità dei più lontani insediamenti è attestata dall'irregolarità dell'assetto stradale tipico del periodo medievale in cui i pieni prevalgono sui vuoti e si riscontrano modelli progettuali quali le strade a bidente e gli stretti vicoli; i più recenti agglomerati si differenziano dai precedenti perché chiaramente pianificati secondo la regolarità dei tracciati d'origine ippodamea.

In epoca fascista i nomi originari delle strade vennero sostituiti con nomi dettati dal governo le cui iscrizioni furono cancellate dai belpassesi che vollero restare simbolicamente fedeli alla tradizione locale , senza ammettere che questa venisse compromessa da una politica poco gradita. Da quando la situazione politica ed urbana si assestarono Belpasso continuò a crescere anche a livello culturale:già dal 1636 l'Università della originaria Malpasso aveva ottenuto l'autonomia giurisdizionale dal territorio di Paternò , ma dal settecento nacquero i Circoli che divennero un elemento caratterizzante per la fioritura di Belpasso. I più importanti circoli furono: il “Gabinetto di lettura”,l'“Accademia della Fenice”, il “Circolo degli operai di mutuo soccorso”, il “Club Progressista Costituzionale” e “ la Fenice ”; il periodo di maggior sviluppo di questi fu il XIX secolo, in cui la loro attività concorse a far convivere le diverse classi sociali senza che nessuna rimanesse estranea alla vita culturale. Un'altra componente caratterizzante per la vita di Belpasso furono i quartieri la cui organizzazione è un dato fondamentale per lo studio socio-culturale della città: i quartieri nacquero con l'avvento dei nuovi sistemi costruttivi in cemento che, permettendo la realizzazione di nuovi edifici su vari piani, implicarono l'abbandono della maggior parte delle case rurali, tipiche del luogo e, di conseguenza, la convivenza di diverse famiglie nello stesso quartiere.

Il fulcro del quartiere è la chiesa con l'adiacente piazza in cui si concentra la vita sociale, economica, culturale e politica dei belpassesi; soprattutto quest'ultima è caratterizzante per la cittadina in quanto organizzata da un rappresentante per ogni quartiere. L'alleanza tra i rappresentanti dei vari quartieri garantiva alla città uno sviluppo culturale e sociale che fu in parte compromesso durante il regime fascista.

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