Eruzione del 1910
“Mi reco a dovere di informare direttamente Vostra Eminenza Reverendissima di quanto è accaduto e sta accadendo tuttora in alcune contrade di questa Diocesi per la improvvisa e violenta eruzione dell’Etna. Non ho avuto agio di farlo prima sia per le funzioni della settimana Santa e sia per i disturbi che ha cagionato il nuovo flagello mandato da Dio in queste travagliate popolazioni”.
Così inizia la lettera del Vicario di Belpasso, Giuseppe Grassi, inviata in data 31 marzo 1910 al Vescovo di Catania, Mons. Giuseppe Francica Nava facendo cronaca dell’eruzione che iniziò il 23 marzo alle ore 8:15 tra la base del cratere Centrale e la Montagnola, minacciando così gli abitanti di San Leo, Borrello, Belpasso e Nicolosi; cominciarono a formarsi numerose fratture dalle quali usciva unicamente vapore acqueo.
Con il passare del tempo verso valle, a occidente della Montagnola, da 2300 a 1900 metri di quota si aprì una frattura eruttiva lunga 2 km, all’Osservatorio etneo furono anche rilevate violente scosse che rovesciarono dei mobili ma non vennero percepite dalla popolazione etnea.
La lava fu emessa da diversi punti e si propagava verso il basso, in seguito i fenomeni effusivi si localizzarono nella parte più bassa della frattura stessa, mentre i fenomeni esplosivi caratterizzarono le zone più alte della frattura. La lava avanzava velocemente, già il 24 marzo fu inviato il seguente telegramma al Cardinale: “Eruzione Etna – molti danni bosco – direzione Belpasso – popolazione scoraggiatissima”; il giorno seguente: “Attività eruzione sempre continua – aumento direzione levante – pericolo immediato nessuno”. Il Cardinale terminò le funzioni in Duomo e si recò immediatamente nei comuni minacciati dalla rapida avanzata della lava, giunto poco dopo a Belpasso si recò nella chiesa Madre dove “trovò il popolo radunato nella Cappella del SS. Sepolcro in atto supplichevole...”, la popolazione belpassese era sconvolta e davanti al proprio pastore non nascose l’ansia e le lacrime. Venne dato, anche a causa della mentalità pastorale del tempo, un significato negativo alla calamità, intesa come sdegno di Dio, per cui l’Arcivescovo Nava esortò la popolazione a combattere il peccato e la bestemmia e la incoraggiò alla preghiera. Successivamente il Cardinale si recò nella chiesa Maria SS Della Guardia ripetendo le medesime esortazioni.
Il Venerdì Santo, 25 marzo, il Cardinale si recò a Nicolosi che non era ancora in pericolo e dopo un incontro nella casa del cantore Ragonesi con il sindaco di Catania, per osservare e valutare i danni nelle campagne coltivate, successivamente si recò nuovamente a Borrello dove la situazione peggiorava di ora in ora.
L’arcivescovo Nava, con una notifica che il Sabato Santo fu affissa alle porte delle chiese, ritenne opportuno invitare tutto il popolo ad implorare l’aiuto divino e a prepararsi all’eventuale bisogno di accorrere al soccorso delle popolazioni etnee. Questa notificazione fu pubblicata sull’Osservatore Romano e sul giornale cattolico l’Azione, facilitando così le donazioni monetarie da parte dei vescovi di Messina, Noto, gente comune e nobili facoltosi.
Tra il Sabato Santo e la Domenica, una serie di telegrammi e lettere interessarono le parrocchie etnee che disperate chiedevano all’Arcivescovo Nava sia aiuto e conforto morale, ma anche di assecondare il desiderio popolare di portare innanzi alla lava il taumaturgico Velo di S. Agata e altri miracolosi oggetti santi. Un sostanzioso aiuto arrivò da Adrano che mandò in soccorso un gruppo di volontari della Protezione Civile chiamato “Unione Professionale Democr. Cristiana” con presidente Vincenzo Bascetta, celebre sacerdote che si fece promotore di una lunga e feconda attività sociale ad Adrano, subendo per questo aggressioni e minacce durante il ventennio fascista.
L’eruzione non accennava a diminuire, minacciando sempre più i paesi etnei, attirando così, non solo, giornalisti, fotografi ed esperti vulcanologi ma anche numerosi turisti e curiosi provenienti da tutta Europa. Anche il Santo Padre Pio X inviò tramite telegramma la sua benedizione. Finalmente il 7 Aprile la lava diminuì il suo flusso con intercessione della Madonna Della Guardia e tutti i Santi protettori di Belpasso.
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(tratto da : Angelo Pietro Lello;''Eruzione dell'Etna 23 marzo 1910")