
LA PASQUA A BELPASSO
Il tempo della Pasqua, con la rievocazione della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, nelle tradizioni locali della Sicilia è da sempre stata associata al passaggio dalla stagione invernale, ormai quasi sterile e priva di frutti, alla stagione della primavera dove la rinascita permea ogni ambito vitale dell’uomo.
Per tale motivo la Sicilia, nel periodo che precede la Pasqua, diventa palcoscenico commovente e partecipato di scenografie del dolore della Passione e della gioia della Resurrezione.
Belpasso ha conosciuto queste forme sceniche legate alla Pasqua anche grazie ai suoi pueti di strata che nel periodo di Quaresima o per la Settimana Santa recitavano la Via Crucis in dialetto, dal titolo “Morti e Passioni”, opera del belpassese Russo Salvatore, detto cutiddina. Siamo agli inizi del ‘900 e la Via Crucis veniva recitata al Piano del Convento.
Durante il periodo di Quaresima, che va dal Mercoledì delle Cenere al giorno di Pasqua, era abitudine invitare un padre predicatore che dicesse messa tutti i giorni, altra consuetudine era quella di coprire quadri e statue all’interno delle chiese, con drappi viola, colore simbolo di attesa e lutto. Con la Domenica delle Palme inizia la Settimana Santa. Alle nove del mattino i belpassesi si raccoglievano per ricevere la benedizione delle palme, usanza viva ancora oggi.
I primi tre giorni della Settimana Santa erano dedicati al raccoglimento e al pentimento, in una sorta di esercizio spirituale, il Giovedì le campane di tutte le chiese suonano per l’ultima volta perché fino alla notte della Resurrezione taceranno. Durante questo tempo u saristanu attacca i campani, come da detto popolare, e al posto della voce vibrante delle campane si ode il suono cupo della trocola, strumento di legno sormontato da un ferro che funge da campana.
Agli inizi del ‘900 la trocola, battuta per le vie silenziose di Belpasso, illuminate dai lampioni a petrolio accesi da Donn’ Antuninu Anastasi, u Lampiunaru, avvisava i belpassesi dell’ora tarda per rincasare dai lavori e pregare.
Il giovedì Santo tutti gli altari delle chiese del paese vengono coperti da un telo raffigurante il momento della morte di Cristo, detto in dialetto A’ Tila. Vengono allestiti i Sepolcri o i cosiddetti Cruci nei quali sono esposti fiori, spighe di frumento e pane azimo, espliciti riferimenti al risveglio della primavera e la rinascita celebrata con la Pasqua.
Nello stesso giorno viene preparata un’essenza profumata detta cammommu che verrà utilizzata durante la funzione liturgia nella quale si ricorda la lavanda dei piedi, scena rivissuta dal parroco e dagli uomini della parrocchia.
Il Venerdì è il giorno delle Via Crucis, che si snodano per le vie del paese. Una Via Crucis attraversa il quartiere Borrello e un’altra invece la parte sud del paese, vengono portati in processione, a spalla, le statue del Cristo Morto, dell’Addolorata e di San Giovanni, accompagnati dai cittadini e dalle associazioni parrocchiali.
Il Sabato Santo è il giorno del silenzio e della riflessione, la sera della Veglia Pasquale e della Liturgia della Pasqua. Le funzioni iniziano a tarda sera per concludersi con la cascata da Tila, momento in qui la Tela scopre nuovamente l’altare Maggiore per manifestare la Resurrezione di Cristo.
Un tempo era usanza, non appena caduta A’ Tila, prendere dal capo il proprio figlio o “figlioccio”, e tirarlo su da terra dicendo: “crisci crisci, ca u Signuri abbrivisciu” augurando al fanciullo di crescere nell’amore di Dio.
Tradizione Pasquale belpassese, era e continua ad essere, quella di regalare u ciciliu, dolce di pasta di pane lievitata e decorato da uova sode e da glasse di zucchero, di antica tradizione, quando era molto costoso regalare le uova di cioccolato e la consuetudine era quindi quella di regalare uova sode abbinate a dolci semplici e preparati con i pochi ingredienti presenti a casa.
La domenica di Pasqua è il giorno di festa, scandito da celebrazioni, auguri e scambi di doni, dal tradizionale ciciliu al moderno uovo di cioccolato, alla sere la tradizione vuole che si balli, continuando la festa il giorno successivo, il Lunedì dell’Angelo o più comunemente chiamato Pasquetta, durante il quale si è soliti effettuare gite fuori porta o scampagnate sull’Etna.
BIBLIOGRAFIA
N.B. Di Mauro, MEMORIA E IDENTITA’ IL CALENDARIO CERIMONIALE DI BELPASSO, Belpasso 2011
Il tempo della Pasqua, con la rievocazione della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, nelle tradizioni locali della Sicilia è da sempre stata associata al passaggio dalla stagione invernale, ormai quasi sterile e priva di frutti, alla stagione della primavera dove la rinascita permea ogni ambito vitale dell’uomo.
Per tale motivo la Sicilia, nel periodo che precede la Pasqua, diventa palcoscenico commovente e partecipato di scenografie del dolore della Passione e della gioia della Resurrezione.
Belpasso ha conosciuto queste forme sceniche legate alla Pasqua anche grazie ai suoi pueti di strata che nel periodo di Quaresima o per la Settimana Santa recitavano la Via Crucis in dialetto, dal titolo “Morti e Passioni”, opera del belpassese Russo Salvatore, detto cutiddina. Siamo agli inizi del ‘900 e la Via Crucis veniva recitata al Piano del Convento.
Durante il periodo di Quaresima, che va dal Mercoledì delle Cenere al giorno di Pasqua, era abitudine invitare un padre predicatore che dicesse messa tutti i giorni, altra consuetudine era quella di coprire quadri e statue all’interno delle chiese, con drappi viola, colore simbolo di attesa e lutto. Con la Domenica delle Palme inizia la Settimana Santa. Alle nove del mattino i belpassesi si raccoglievano per ricevere la benedizione delle palme, usanza viva ancora oggi.
I primi tre giorni della Settimana Santa erano dedicati al raccoglimento e al pentimento, in una sorta di esercizio spirituale, il Giovedì le campane di tutte le chiese suonano per l’ultima volta perché fino alla notte della Resurrezione taceranno. Durante questo tempo u saristanu attacca i campani, come da detto popolare, e al posto della voce vibrante delle campane si ode il suono cupo della trocola, strumento di legno sormontato da un ferro che funge da campana.
Agli inizi del ‘900 la trocola, battuta per le vie silenziose di Belpasso, illuminate dai lampioni a petrolio accesi da Donn’ Antuninu Anastasi, u Lampiunaru, avvisava i belpassesi dell’ora tarda per rincasare dai lavori e pregare.
Il giovedì Santo tutti gli altari delle chiese del paese vengono coperti da un telo raffigurante il momento della morte di Cristo, detto in dialetto A’ Tila. Vengono allestiti i Sepolcri o i cosiddetti Cruci nei quali sono esposti fiori, spighe di frumento e pane azimo, espliciti riferimenti al risveglio della primavera e la rinascita celebrata con la Pasqua.
Nello stesso giorno viene preparata un’essenza profumata detta cammommu che verrà utilizzata durante la funzione liturgia nella quale si ricorda la lavanda dei piedi, scena rivissuta dal parroco e dagli uomini della parrocchia.
Il Venerdì è il giorno delle Via Crucis, che si snodano per le vie del paese. Una Via Crucis attraversa il quartiere Borrello e un’altra invece la parte sud del paese, vengono portati in processione, a spalla, le statue del Cristo Morto, dell’Addolorata e di San Giovanni, accompagnati dai cittadini e dalle associazioni parrocchiali.
Il Sabato Santo è il giorno del silenzio e della riflessione, la sera della Veglia Pasquale e della Liturgia della Pasqua. Le funzioni iniziano a tarda sera per concludersi con la cascata da Tila, momento in qui la Tela scopre nuovamente l’altare Maggiore per manifestare la Resurrezione di Cristo.
Un tempo era usanza, non appena caduta A’ Tila, prendere dal capo il proprio figlio o “figlioccio”, e tirarlo su da terra dicendo: “crisci crisci, ca u Signuri abbrivisciu” augurando al fanciullo di crescere nell’amore di Dio.
Tradizione Pasquale belpassese, era e continua ad essere, quella di regalare u ciciliu, dolce di pasta di pane lievitata e decorato da uova sode e da glasse di zucchero, di antica tradizione, quando era molto costoso regalare le uova di cioccolato e la consuetudine era quindi quella di regalare uova sode abbinate a dolci semplici e preparati con i pochi ingredienti presenti a casa.
La domenica di Pasqua è il giorno di festa, scandito da celebrazioni, auguri e scambi di doni, dal tradizionale ciciliu al moderno uovo di cioccolato, alla sere la tradizione vuole che si balli, continuando la festa il giorno successivo, il Lunedì dell’Angelo o più comunemente chiamato Pasquetta, durante il quale si è soliti effettuare gite fuori porta o scampagnate sull’Etna.
BIBLIOGRAFIA
N.B. Di Mauro, MEMORIA E IDENTITA’ IL CALENDARIO CERIMONIALE DI BELPASSO, Belpasso 2011