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La Baronessa Margherita Bufali

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Chiamata Baronessa di Santa Lucia dal nome di un appezzamento di terreno di cui era proprietaria la sua famiglia, fu figlia del Barone Domenico e di Sava Maria e nacque a Belpasso nel 1828. Il Barone Domenico ebbe altri due figli, Lorenzo Filippo Antonio e Giovanna Maria Margherita. Ultima della famiglia, aveva visto morire il fratello Lorenzo mentre l'antico e possente casato dei Bufali tramontava definitivamente durante la prima guerra mondiale, alla morte dell'anziana Baronessa, avvenuta il 29 Giugno 1917.
Margherita Bufali, rimasta nubile, decise di dedicare la sua vita alla cura delle orfanelle di Belpasso, mossa dalla sua profonda fede cristiana. Questo le diede modo, con l'aiuto del canonico Antonino Spina, di dar continuità al nome e alla tradizione caritatevole della sua famiglia. 
Nel 1902, con chiara disposizione testamentaria, lasciava eredi di tutto il suo ricco patrimonio le ragazze povere del paese <<dall'età di anni 6 agli anni 10, e da uscirne agli anni 18 col diritto ad un legato per maritaggio di Lire 100, per una volta soltanto. Qualora divenute grandette alcune di dette ragazze, non volessero entrare nel mondo, possono finire i loro giorni in detto Orfanotrofio ed ove si presentino casi speciali di ragazze o donne vergini, che per la loro moralità meritano e si raccomandano alla carità della religione, potrà l'Arcivescovo pro tempore ammetterle in detto Orfanotrofio.>> Questa sua volontà fu confermata con altri testamenti successivi, dal 1909 a quello del 22 Marzo del 1915, col quale stipulava uno convenzione con la congregazione religiosa delle Figlie di S. Anna, aprendo il Pio Istituto nel suo grandioso palazzo, dove trovarono accoglienza 22 bambine.
Nel 1916, forse indotta da uno dei suoi servitori, aveva modificato il suo testamento, devolvendo il suo patrimonio ad altri tre eredi universali. Questa modifica alle volontà testamentarie provocò una forte reazione del popolo belpassese, che si manifestò attraverso assemblee straordinarie di varie associazioni del paese, tra cui quelle fondate dal fratello Lorenzo. Nel 1928, tuttavia, un'ordinanza della Cassazione di Catania annullava questa decisione, restituendo definitivamente il palazzo all'Orfanotrofio.


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