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NUOVO SENTIERO DELL'ETNA, IL 786: da Belpasso al Monte Manfré

Il sentiero 786 è stato ideato e realizzato dalla sezione di Belpasso del Club Alpino Italiano grazie al contributo del Comune di Belpasso. Si è voluto creare un percorso che conducesse dall’abitato di Belpasso alla montagna, e precisamente a Monte Manfrè, area del comune di Belpasso in cui sorge il rifugio omonimo, ristrutturato nel 2015.
Il sentiero conduce alla meta attraversando parte del territorio nord di Belpasso e toccando alcuni siti d’interesse che vale la pena visitare e che sono descritti da tabelle informative lungo il tracciato.

Il percorso ha una lunghezza di 15 km, un dislivello dal punto di partenza a quello di arrivo di 800 m, ed è caratterizzato da 10 luoghi di posa disposti lungo il tracciato.
Immagine
Coordinate GPS punto di partenza sentiero 786 (Punto 1 - ContradaGattaino-Belpasso): 
Lat: 37° 35’ 12,4’’ N; Long: 14° 59’ 06,0’’ E; Alt: 522 m.s.l.m.
 

Coordinate GPS punto di partenza sentiero 786A (Punto 10 - S.P. 92 km 10,6): 
Lat: 37° 40’ 22,2’’ N; Long: 14° 59’ 04,6’’ E; Alt: 1334 m.s.l.m. 
​
pdf mappa
BROCHURE
  • Si parte da Contrada Gattaino (Punto 1, 522 m.s.l.m.) nella quale è possibile osservare le antiche torrette, manufatti della civiltà contadina che nel passato servivano a trovare una collocazione limitrofa alle pietre che i contadini rinvenivano nel dissodare i terreni, allora adibiti alla coltivazione della vite, predominante nella zona.
  • Dal punto 1 al punto 2, si sale leggermente in direzione nord-est, il percorso affianca per un tratto uno dei bracci lavici della colata lavica del 1669, famosa per la sua distruttività. All’epoca anche la vecchia Malpasso fu seppellita insieme a tanti paesi vicini. Durante il tragitto è possibile osservare altri manufatti in pietra: muretti a secco e terrazzamenti. Nel punto 2 ci si trova vicini ad un luogo sacro, la Madonna della Roccia, così denominata proprio perché su una roccia lavica posta in una radura alle porte di Belpasso, dall’11 maggio 1986 al maggio 1988 la Vergine è apparsa a un quindicenne, Rosario Toscano. E’ possibile visitarne i luoghi, il tempietto che protegge la roccia sulla quale, si dice, apparisse la Vergine Maria, la Via Crucis realizzata lungo il percorso che conduce alle due Grotte dei Taddariti, grotte di scorrimento lavico, visitabili però solo dall’esterno. 
  • Di seguito, superata la strada e dopo aver attraversato un piccolo boschetto di querce, si raggiunge il punto 3, la grotta di Piscitello, creata dal flusso lavico del 1669. E’ possibile visitarla ma è consigliabile indossare un caschetto di protezione ed avere con sé una torcia.
  • Da qui il sentiero si sposta in direzione nord-ovest, attraversando la fitta vegetazione di Contrada Piscitello, costeggiando nella parte finale, prima di sbucare sulla S.P. 4II Belpasso-Nicolosi, un esteso vigneto a filari. Superata la strada provinciale, ci si trova di fronte all’altarino devozionale eretto per lo scampato pericolo durante l'eruzione del 1886.
  • Si fa, quindi, ingresso nella trazzera-strada vicinale Piscitello. Prima di raggiungere il punto 4, a circa 100 m si trova sulla sinistra l’antico altarino di contrada Cisterna Regina, un pregevole altare con nicchia affrescato, anche se attualmente versa in cattive condizioni. Al suo interno si possono ammirare degli affreschi ormai sbiaditi raffiguranti la Madonna della Guardia (al centro), San Biagio (a sinistra) e Santa Lucia (a destra). 
  • Arrivati al punto 4 si può osservare la cisterna della Regina: è una grande cisterna idrica appartenuta ad una tenuta reale del XIV secolo. Tale tenuta, appartenente alla regina Eleonora d'Angiò consorte del re Federico III di Aragona, comprendeva una villa ed un giardino che furono distrutti da un braccio di lava durante un’eruzione nel 1910 che sommerse la parte più importante del caseggiato lasciando scoperta la cisterna. Il braccio lavico in questione è visibile lungo il percorso qualche centinaio di metri dopo insieme ai resti di un terrazzino panoramico che faceva parte della villa della regina. Adiacenti al costone lavico, possono ancora notarsi dei vialetti in muratura, tutti conducenti alla terrazzina dalla pianta rettangolare, le cui pareti su tre lati sono arricchite da una serie di sedili in muratura rivestiti da mattonelle in terracotta e formanti delle spalliere. Proseguendo oltre, si percorre un campo lavico, nel passato utilizzato come cava per l’estrazione della pietra lavica, adesso colonizzato da un folto ginestreto.
  • Arrivati alla S.P. 160 Nicolosi-Ragalna, la si percorre in direzione ovest, dopo un centinaio di metri s’imbocca a destra una vecchia trazzera a tratti ben conservata di acciottolato in pietra lavica.
  • Accompagnati dallo stupendo panorama dell’Etna sullo sfondo si raggiunge il punto 5, Contrada Segreta, in cui è possibile fare una sosta nella adiacente area picnic.
  • Da qui, dopo circa 2 km si arriva ad un bivio ( punto 6), prendendo a sinistra e lasciando il sentiero 786 si può raggiungere a qualche decina di metri la vicina Grotta D’Angela. Dal bivio si prosegue in direzione nord, il percorso è costituito a tratti da sentiero e da vecchie trazzere fino a raggiungere la strada provinciale Milia.
  • Attraversatola ci si trova dapprima su una carrareccia in prossimità di monte San Leo (punto 7, 1198 mslm) e poi in corrispondenza di un omino di pietra s’imbocca il sentiero che attraversa un vecchio campo lavico oramai quasi colonizzato dalla vegetazione, costituita prevalentemente da ginestra e da qualche esemplare di leccio e roverella. Poco prima di giungere su una stradella padronale si può notare una caratteristica formazione lavica a forma di bolla.
  • Da lì a poco, si svolta a destra in direzione nord ovest percorrendo un antico sentiero, segnalato dalle consuete bandierine bianco-rosso, che porta alla base di Monte Sona (punto 8, 1398 mslm). Qui è visibile l’imponente presenza di uno dei bracci lavici del 1983, fermatosi più giù in corrispondenza della strada Milia. Questa zona è ben gestita dal demanio forestale, è possibile trovare a un centinaio di metri un’area di sosta. 
  • L’ultimo tratto, grazie ad una carrareccia che costeggia ad ovest Monte Sona, ci conduce alla base di Monte Manfrè (punto 9, 1460 mslm), da qui un sentiero ci porta al Rifugio, perfettamente integrato nel paesaggio, caratterizzato da imponenti alberi di castagno e suggestive formazioni laviche.
  • Il rifugio è  raggiungibile anche da un ingresso posto sulla vicina S.P. 92 al km 10,6 (punto 10), tramite una comoda carrareccia lunga circa 500 m. Questa è indicata sulla mappa come sentiero 786A. 

​Dal rifugio in futuro sarà possibile anche prendere il sentiero 786B, di prossima realizzazione, che nel giro di 3,5 km e 350 m di dislivello, porta all’Altomontana dell’Etna, nei pressi del cancello del Demanio Filiciusa- Milia. Da qui sono possibili diverse escursioni nella zona di Etna Sud.

Monte Manfré e Monte Sona

Monte Manfrè e Monte Sona, entrambi crateri spenti facenti parte del territorio di Belpasso,  rappresentano una zona di grande pregio naturalistico. Si trovano nei pressi di Piano Bottara, a ridosso della Strada Regionale 92, e sono facilmente percorribili.
D
urante tale tragitto è facile poter godere di una fitta vegetazione di querce e castagni sul Manfrè, e lecci e pini larici per quanto riguarda il Monte Sona. Raggiungendo il cratere di di quest'ultimo, è possibile ammirare la vista sulla parte sommitale dell’Etna e sul golfo di Catania, oltre a poter osservare parte della colata del 1983. Ritornando verso la parte bassa di Monte Manfrè, potremo osservare un edificio rurale con il suo particolare sistema di raccolta delle acque e le sue cisterne. 


fonte: ​ http://www.caibelpasso.org/joomla/sentiero-786
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